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Il grande teatrino dei finti liberali

Il grande teatrino dei finti liberali
Ogni volta che, a turno, un Massimo D’Alema si autoproclama “liberale”, un Angelino Alfano si autoproclama “liberale”, un Matteo Salvini si autoproclama “liberale” o un Beppe Grillo si autoproclama “liberale”- e purtroppo tanti altri - il cuore di ogni vero liberale, piange.

Perché sì, questa è la realtà dei fatti, questo il triste, odierno, scenario al quale chi ha sempre creduto nei valori Liberali, è costretto ad assistere. La bellezza dell’essere liberale e del sentirsi tale risiede nel non appartenere a visioni e dogmi di vita già predefiniti e preconfezionati, pronti all’uso. Il liberale non crede di essere portatore di verità indiscutibile, infusa; no, al contrario vive nel mondo del dubbio, il dubbio non scettico a priori bensì critico e sempre rivolto ad una conoscenza ulteriore, più matura, fondamentale per costruirsi una propria opinione del mondo. Come usava ripetere un grande italiano del passato - liberale puro - secondo Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Einaudi: “Conoscere per deliberare”.

La conoscenza del liberale è l’antitesi della “verità inconfutabile” e dell’invidia sociale del comunismo, del proibizionismo e del razzismo del fascismo o del bigottismo democristiano. La liberal-conoscenza è un processo graduale contraddistinto dal porsi domande e dal darsi delle risposte sensate, lucide ma allo stesso appassionate. Il liberale è contro ogni tipo di dittatura - che sia comunista, fascista o di qualunque altro tipo - perché strumento di privazione di libertà e di dignità. Essere liberale significa cercare speranza nella libertà, significa non essere qualunquista, non generalizzare per strumentalizzare o per cercare consensi, significa parlare con lucidità senza preconcetto e pregiudizio alcuno. Significa non mirare alla pancia del cittadino, poco o male informato, per portarlo dalla sua parte; no, significa concedergli gli strumenti necessari per crearsi la propria idea e poi, con tolleranza, dopo averlo (in)formato lasciargli la libertà di decidere se entrare a far parte del meraviglioso mondo liberale o starne fuori. Significa respingere gli scenari catastrofici sbandierati da professionisti del populismo ed avere, invece, fiducia nei confronti di questo Paese dissestato, disgraziato, ma magnifico e glorioso; essendo consapevoli che senza libertà non vi è e non vi potrà mai essere progresso.

Essere liberale vuol dir essere tollerante e non buonista. Vuol dire considerare lo Stato al servizio del cittadino e non il contrario. È un dono - per come la vedo io - un grande privilegio, un grande vanto perché ogni vero liberale è un piccolo tassello che forma il puzzle della storia, del presente e del futuro più nobile del nostro Paese. Far parte del mondo liberale equivale a librare sulla stella più abbagliante del firmamento. Lo splendore della Libertà è il non aver colore, né rosso, né nero, né nessun altro colore; solo una grande luce alimentata da coloro i quali sempre sono rimasti fedeli ad una ideologia così tanto sbeffeggiata e vilipesa, ma mai cancellata. Un tempo, quando non ero neppure nato o ero appena un neonato, definirsi liberali era visto come una vergogna e coloro i quali si definivano tali erano giudicati come alieni provenienti da un’altra galassia, atterrati su un Paese che in quegli anni come mai era bigotto, illiberale, e nel quale regnava aria di compromesso storico. Non che adesso questo Paese sia liberale - neppure per sogno, ahimè! - però almeno chi ci si definisce non viene più guardato come una strega ai tempi dell’Inquisizione.

Il problema però è che ora si è passati da un eccesso ad un altro, dalla vergogna alla moda, perché sì, ora si abusa di questo nobile aggettivo e coloro i quali non lo sono mai stati, fingono - sapendo di fingere - di esserlo. Cala il sipario ma non preoccupatevi, al teatro dell’ipocrisia ogni giorno lo spettacolo si ripete con un nuovo protagonista, purtroppo.

Edoardo Albert
(Ricevuto 1 commenti)
COMMENTI
09/12/2016 - da sempre - è da da sempre che tutti sbeffeggiano i liberali per poi subito dopo dichiararsi liberali per darsi una verniciatina di pulito. Sono personaggi patetici.
Giovanni Bertini
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