img1img2img3img4img5

 

Leoni blog

Istituto Bruno Leoni

Fondazione Luigi Einaudi

Sezione: Home

L’ignoranza alla base della vera conoscenza

L’ignoranza alla base della vera conoscenza
L’effetto Dunning - Kruger e la politica italiana

“Io so di non sapere.”
Socrate (Atene, 470 a.C./469 a.C.–Atene, 399 a.C.), il grande filosofo greco cominciò a dubitare sulla sua “cultura del mondo” dopo che il vecchio amico Cherefonte (filosofo, discepolo ed amico intimo di Socrate) consultò l’oracolo di Delfi per sapere chi fosse un uomo più sapiente e la cui risposta fu: “Socrate è il più sapiente di tutti.”

Ma il grande filosofo non riuscì a concepire questa cosa, non era assolutamente convinto di possedere un bagaglio di conoscenza più prosperoso di un politico, di un artigiano o di un poeta.
Cominciò così, ad interrogare questi ad uno ad uno, e tutti questi quando furono da lui interrogati, affermarono di conoscere alla perfezione il lavoro che svolgevano e non solo.

Socrate invece sapeva che c’erano tante cose che non conosceva, ed era sicuro solo di una cosa, e cioè che in realtà non sapeva nulla e che era l’accettazione di questa condizione a renderlo così saggio.

Socrate, però, non si fermò a delle semplici dichiarazioni, ed attraverso dei serrati confronti con tutti questi soggetti, arrivò alle seguenti conclusioni:
“Sono più sapiente di questa persona: forse nessuno dei due sa nulla di buono, ma lui pensa di sapere qualcosa senza sapere nulla, mentre io non credo di sapere anche se non so.
Almeno per questo piccolo particolare, comunque sia, sembro più sapiente di lui: non credo di sapere quello che non so.”

Tutto ciò viene riportato dal suo discepolo Platone (Atene, 427 AC-Atene, 347 AC) nell’Apologia di Socrate, la consapevolezza di non sapere è sempre stata una rarità, ed ancora di più lo è nel mondo odierno.

Infatti oggi assistiamo a conversazioni in cui persone totalmente inesperte in uno specifico campo si elevano a intenditori specializzati, esprimendo opinioni sugli argomenti più disparati, dagli affari alla politica.

Questo fenomeno, detto “effetto Dunning-Kruger” - che non è né una malattia mentale, né una sindrome - è in realtà presente in tutti noi, se pur fortunatamente in diversa misura.

L’effetto Dunning-Kruger è un pregiudizio cognitivo, una distorsione che induce le persone con poca o nessuna conoscenza sull’argomento di cui si sta parlando, a non essere in grado – per appunto a causa della loro incompetenza – di accorgersi che il loro ragionamento, le loro scelte e le loro conclusioni sono semplicemente sbagliate.

Gli psicologi Justin Kruger e David Dunning pubblicarono nel 1999 un articolo, intitolato “Unskilled and unaware of It: How difficulties in recognizig one’s own incompetence lead to inflated self-assessments”.

Questo interessante articolo, fu il frutto di una ricerca condotta dai due psicologi, che portarono avanti un esperimento che consisteva nel richiedere ad alcuni gruppi di studenti di valutare, eseguendo alcuni test, le proprie capacità logiche, grammaticali e umoristiche.

Quello che scoprirono, i due ricercatori da questi test, fu che i soggetti che ottennero le percentuali più basse nei test vari test di grammatica, logica ed umorismo, tendevano anche a sovrastimare il proprio livello generale di abilità e competenza.
Queste persone non erano, inoltre, in grado di riconoscere i livelli di competenza di altre persone, il che è parte del motivo per cui si consideravano più capaci ed informati degli altri.

Infatti Kruger e Dunning dichiarano che questa sopravvalutazione avviene, in parte, perché questi individui non solo raggiungono conclusioni errate, ma anche perché la loro incompetenza li priva della capacità metacognitiva di comprendere le loro mancanze.

La metacognizione indica un tipo di autoriflessività sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali.
L’attività metacognitiva ci permette, tra l’altro, di controllare i nostri pensieri, e quindi anche di conoscere e dirigere i nostri processi di apprendimento.

Il termine metacognizione significa letteralmente 'oltre la cognizione', ed è usato per indicare la cognizione sulla cognizione, o più informalmente, il pensiero sul pensiero.

Le persone che subiscono l’effetto “Kruger e Dunning” credono di essere più intelligenti e più capaci di quello che realmente sono.

Questo fenomeno è qualcosa che tutti noi abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita e pertanto con cui abbiamo avuto a che fare attivamente o passivamente.
Chiunque di noi si è imbattuto in una discussione nella quale ha incontrato qualcuno talmente convinto della propria opinione da non cambiarla nemmeno dopo una smentita pertinente e inoppugnabile.

Questa mancanza di metacognizione, porta l’uomo a essere ignorante della propria ignoranza.

Una metaignoranza che sorge a causa di una carenza di esperienza e di conoscenza, spesso mascherata da credenze errate o da conoscenze di base incomplete e pertanto insufficienti.

Più conoscenze abbiamo, più ci rendiamo conto che c’è una quantità infinita di nozioni nel nostro campo di cui non sappiamo nulla.
Ma chi è colpito dall’effetto Dunning-Kruger semplicemente tutto questo non lo vede, perché non lo può realizzare.

Facciamo un esempio in merito, la conoscenza è come un’isola, mentre la mancanza di conoscenza, ovvero l’ignoranza, è come il mare.
Possiamo così asserire che quando si ottengono nuove conoscenze e quindi il proprio sapere aumenta, l’isola diventa sempre più grande.
Il mare, che invece rappresenta tutto ciò che non sappiamo, sarà però sempre infinitamente più grande dell’isola, pur quanto grande essa possa diventare, questa non potrà mai raggiungere l’estensione del mare.

Quindi non importa quanto grande sia la nostra conoscenza, ci sarà sempre qualcosa che non sapremo e che pertanto ci farà realizzare quante lacune possediamo.

Ci sono però degli aspetti molto pericolosi relativi all’effetto Dunning-Kruger.

Se ci venisse chiesto per esempio di valutare quanto siamo divertenti, probabilmente non diremmo di essere dei cabarettisti o dei comici, ma molto probabilmente riterremmo di essere più divertenti della media delle persone che conosciamo, nella realtà però la maggior parte di noi non è probabilmente così simpatica.

Ma quando invece ci viene chiesto di esprimerci su questioni di carattere politico?
In questo caso non si tratterebbe più semplicemente di dare una valutazione su un aspetto individuale, ma di giudicare soggettivamente un aspetto che coinvolge la collettività.

Questo effetto, può portare qualcuno a convincersi di poter risolvere problemi importanti e complessi, facendo associazioni imbarazzanti e proponendo soluzioni apparentemente facili, ma nella realtà inutili e spesso dannose.

L’illusorietà può portare chiunque a credere di essere il più sapiente degli uomini.

E se questi siffatti incompetenti inconsapevoli fossero anche in contatto tra loro e fossero supportati da un gruppo di altrettanto incompetenti?
Magari uniti anche in partiti e/o raggruppamenti, movimenti politici o similari?

Il problema è che l’effetto Dunning-Kruger può divenire, così come purtroppo è accaduto in Italia, da individuale a sociale, ed è all’ora, che questo diviene drammatico.

Per i due ricercatori, David Dunning e Justin Kruger, l’unico modo per liberarsi dalle sovrastrutture di questa superiorità illusoria, è quello di imparare a valutarsi più oggettivamente e migliorare costantemente la metacognizione di se stessi.

D’altro canto, le persone competenti conoscono molto bene le loro conoscenze, perché conoscono anche i loro limiti.
L’unico modo che ha l’individuo per superare l’effetto Dunning-Kruger, è quello non smettere mai di mettersi in discussione e continuare per tutta la vita ad imparare, senza compiacersi del proprio piccolo sapere.

Così come Socrate, anche Confucio (Lu, 551 a.C.–Lu, 479 a.C.) poco prima di lui, disse che 'La vera conoscenza sta nel conoscere l’estensione della propria ignoranza”.

Più si acquisisce conoscenza, più si avrà la possibilità di riconoscere quanta strada c’è da fare, quanto mare ci circonda e quanto ancora c’è da imparare.

Certamente anche liberali italiani non saranno immuni dall’effetto Dunning-Kruger, ma come disse Karl Raimund Popper (Vienna, 1902–Londra, 1994) “Il liberale è una persona a cui importa più di imparare che di avere ragione.”

Fabrizio Biagioni
Segreteria regionale del PLI
(Ricevuto 1 commenti)
COMMENTI
07/11/2019 - Precisazione - non segreteria regionale ma segretario regionale
GLI ALTRI POST
19/03/2019 - LIBERALI AL VENTO
20/11/2018 - Il grande macigno
30/08/2018 - PROVA