Tragica ricetta dell'Inps per lavorare (tutti) meno

Tragica ricetta dell'Inps per lavorare (tutti) meno
Appare ormai chiaro come il governo giallo-verde abbia tonalità sempre più tendenti al rosso. Lo conferma il fatto che il nuovo presidente dell'Inps, nominato dall'esecutivo, Pasquale Tridico, ha proposto una riduzione dell'orario di lavoro nella convinzione che questo creerà più impieghi. L'idea (semplicistica) è che il lavoro sia una quantità definita: una torta da ripartire un po''tra tutti, così che se siamo in dodici invece che dieci dobbiamo, per forza di cose, tagliare fette sempre più piccole. Siamo tornati, insomma, a quel «lavorare meno, lavorare tutti» che era al centro della propaganda di Rifondazione comunista qualche lustro fa, con la differenza che oggi una rimodulazione dell'orario sarebbe imposta dallo sviluppo dell'automazione.

Tale luddismo, riformulato in chiave assistenzialistica, non coglie, però, che la capacità di produrre è legata soprattutto alle condizioni istituzionali in grado di aiutare chi vuole darsi da fare e di intraprendere. Se il lavoro fosse solo qualcosa da «suddividere» non potremmo capire per quale ragione il Canton Ticino con circa 340mila abitanti sappia attirare ogni giorno più di 60mila frontalieri provenienti dalla Lombardia e dal Piemonte. In realtà, nella Svizzera italiana vi è un quadro fiscale e regolamentare che permette un'efficacia produttiva piuttosto alta e mantiene competitive le imprese locali, nonostante un costo del lavoro significativo. Il presidente dell'Inps, purtroppo, si muove in tutt'altra direzione, soprattutto se si considera che è arrivato a sostenere che la riduzione dell'orario di lavoro dovrebbe avvenire a parità di salario. Non si capisce, però, come le imprese potrebbero reggere la concorrenza pagando di più per avere lo stesso servizio.

In verità, questo governo e gli uomini che ha selezionato appaiono tutti dominati da visioni autoritarie, tecnocratiche, fondamentalmente collettiviste e deresponsabilizzanti. Un giorno qualcuno propone di fissare il prezzo del latte, il giorno dopo si vuole imporre la chiusura domenicale dei negozi e, infine, c'è ora chi intende stabilire quante ore dobbiamo lavorare. Non soltanto ciascuno crede di avere in tasca la ricetta per migliorare il mondo e si sente autorizzato a imporla, ma, oltre a ciò, non considera in alcun modo quelle che saranno le conseguenze certo nefaste di simili scelte davvero sconsiderate.

Carlo Lottieri - www.brunoleoni.it

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Estratto da www.noiliberali.it/post.asp?id=105