Il mio amico Pino e le autostrade

Il mio amico Pino e le autostrade
Il mio amico Pino e le autostrade
Ritrovo fra i miei vecchi appunti di lavoro una breve noterella che riguardava il rinnovo delle concessioni autostradali e su come rendere contendibili gli assetti di gestione delle autostrade attraverso gare. La questione ritorna di attualità dopo il crollo di un ponte sulla A14. Nel seguito si riproduce una sintesi dei § 3 e 4 di quella noterella. Per completezza d’informazione: il destino dell’appunto fu - come dicono i cugini d’oltrealpe - classement vertical.

L’essenza del problema legato alle concessioni è semplice. Un soggetto - Io stato, un ente locale e via discorrendo - desidera rendere un servizio ai cittadini. Per far questo, però, è richiesta una infrastruttura che insiste su area pubblica. Immaginiamo che la faccenda riguardi un’ autostrada ma il caso, a ben vedere, può essere più generale. I servizi che verranno resi con questa infrastruttura saranno gestiti in monopolio, e il monopolista, in cambio, dovrà rispettare delle regole: di prezzo, di qualità del servizio, di manutenzione, e via discorrendo. Questo diritto però non è eterno: è un contratto soggetto a scadenza. Alla fine del periodo tutti gli investimenti compiuti dal monopolista, precisamente quello che prevedono le concessioni autostradali, diventeranno di proprietà del concedente.

In altre parole è come se io, che desidero una casa su un terreno di mia proprietà, mi mettessi d’accordo con il mio amico Pino, affinché lui costruisca la casa secondo le mie richieste anticipando tutti i fondi necessari per realizzarla. Pino si farà carico, inoltre, di tutte le spese di manutenzione necessarie, che il contratto specifica puntualmente. Per queste prestazioni Pino riceverà un affitto periodico che concordiamo, così come concordiamo la durata del contratto. Cosa farà Pino? Accetterà se la somma (opportunamente attualizzata) di tutti i flussi in entrata, compreso il valore di realizzo dell’investimento alla fine del periodo considerato, è maggiore dei flussi in uscita. Dopodiché insisto per inserire una clausola. La clausola prevede che alla scadenza del contratto la casa diventerà di mia proprietà. Questo significa che, per Pino, il valore di realizzo alla fine del periodo è pari a zero. Pino è mio amico, mi vuole bene ma non ci vuole rimettere. Quindi mi chiederà un affitto diverso e più elevato di quello che avrebbe richiesto se, alla scadenza del contratto, il bene fosse diventato di sua proprietà. Il maggiore affitto che Pino contratta tiene precisamente conto di quanto gli costa cedere quella opzione. Quello che intendo dire è che questo diritto a mio favore (tecnicamente una opzione call con strike pari a zero) sarà conteggiato da Pino nel fare i suoi calcoli per determinare la convenienza complessiva dell’iniziativa. E l’unico modo per farlo sarà quello di chiedere un affitto più alto di quello che avrebbe chiesto se alla fine del periodo la casa fosse diventata di sua proprietà.

Fino a qua tutto é abbastanza banale. Ora, però, immaginate che alla fine del periodo io non eserciti l’opzione. Non solo. Rinnovo il contratto mantenendo la clausola e, così facendo, continuo a sopportare il costo di una opzione che non esercito ma che la mia controparte mi fa pagare. Aggiungo che per me il peggiore dei mondi possibili consiste precisamente nel volere inserire quella clausola e poi non esercitarla e, peggio ancora, nel rinnovare il contratto con Pino, mantenerla sapendo che poi non la eserciterò. Questo equivale a trasferire a Pino una montagna di soldi. Per mia fortuna io non sono l’Anas, e Pino, sfortunatamente per lui, non è Autostrade.

Adesso proviamo ad immaginare un piccolo cambiamento. Invece di sottoscrivere un contratto con opzione call con strike pari a zero, inserisco una call con uno strike diverso da zero. In altri termini mi riservo il diritto di diventare proprietario pagando a scadenza un ammontare predeterminato. Alla scadenza della concessione fisserò come base d’asta quell’ammontare predeterminato e i partecipanti alla gara si impegnaneranno a corrispondere quella cifra. Tanto più elevato sarà il valore dello strike, tanto minore sarà l’affitto. Nel caso delle autotrade, non solo pagherò meno, ma eviterò di sottostare al ricatto delle società che gestiscono l’autostrada le quali, sistematicamente, all’avvicinarsi della data di scadenza diminuiscono considerevolmente gli investimenti di manutenzione. Se ne servono, com’è ovvio, al duplice scopo di utilizzare questa riduzione per forzare la mano sulla proroga e proteggersi dal rischio di effettuare investimenti i quali, nel caso (astratto, per la verità) di mancato rinnovo, non recupererebbero mai. Peccato che la scarsa manutenzione possa, tra le altre cose, far crollare occasionalmente i ponti.

http://noisefromamerika.org - ne’elam

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Estratto da www.noiliberali.it/post.asp?id=51