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Ci sono i liberali e poi ci sono i “liberal”, guai a confondere…
Ci sono tanti termini per designare chi crede nel libero mercato in ambito economico ed è progressista per quanto riguarda tematiche etiche. Di gran lunga i due più usati sono quelli di liberale e liberal. Eppure, in maniera paradossale, questi due termini non indicano la stessa categoria di persone, come si è erroneamente portati a credere data la loro somiglianza.
I liberali vogliono meno ingerenze nelle loro scelte economiche e private; sono, dunque, favorevoli ad una minore tassazione (o nei casi più estremi all’eliminazione in toto delle tasse in quanto “lavori forzati” come sosteneva Robert Nozick), ad un stato più leggero e meno paternalistico che non dica ai cittadini come dovrebbero comportarsi, ma che lasci questa scelta alla sensibilità di ognuno di noi. I liberal hanno idee molto diverse. Essi vogliono più tasse, specialmente per i ricchi; e vogliono anche uno stato che intervenga attivamente nel libero mercato, ad esempio, tramite un sostegno economico ai più poveri in forma di assistenzialismo o welfare. I liberal la pensano diversamente dai liberali anche in materie etiche. I primi sono a favore di una tutela quasi fanatica delle minoranze ‘etiche’, quali transessuali, gay, lesbiche e religiose, come musulmani, indù etc. Come ho scritto precedentemente per Atlantico, i liberal utilizzano lo strumento del politicamente corretto per silenziare chi si oppone, su basi religiose e/o etiche, ad esempio, alla teoria gender. Anche i liberali sono favorevoli a tutelare le minoranze sia etniche che religiose sulla base del rispetto delle scelte personali e private. Ma essi non si sognerebbero mai di ridurre chi si oppone a queste scelte al silenzio, anche se pensano che questi siano nel torto. La ragione è che i liberali credono fermamente nella libertà di scelta di ognuno: chi vuole essere contro la teoria gender può e deve manifestare il suo dissenso, a patto che questo non interferisca nelle scelte altrui.
In sostanza, i liberali e i liberal divergono su un punto fondamentale per quanto riguarda le loro idee economiche ed etiche. I liberal sembrano essere fermamente convinti di sapere meglio di noi come la società nel suo complesso dovrebbe condurre l’economia e come i cittadini dovrebbero comportarsi nella propria sfera privata. Al contrario, i liberali non hanno questa pretesa di universalismo: lasciano che ognuno di noi sia libero di compiere le proprie scelte, giuste o sbagliate che siano, nella propria indipendenza. Per questo motivo, come credo molte persone di buon senso, sono portato ad indentificarmi come liberale piuttosto che come liberal. Ed è per lo stesso motivo che ogniqualvolta mi viene chiesto ad Oxford (dove studio) con quale schieramento politico mi identifico maggiormente rispondo sempre: free marketer but not liberal (“colui che crede nel libero mercato ma non è liberal“). In altre parole: liberale.
di Mattia Sisti - http://www.atlanticoquotidiano.it