La Repubblica degli asini volanti
Ritenendo di avere una visione laica della politica, non ho mai pensato di associarmi al coro dei cosiddetti odiatori di Matteo Renzi. Non penso come molti adoratori di un certo complottismo religioso che l’ex Premier sia un demonio al servizio delle potenze demoplutocratiche o dei mitici poteri forti. Credo, al contrario, come ho già avuto la fortuna di scrivere su queste pagine, che la fortuna iniziale del personaggio e la sua repentina caduta appartengano a logiche tutte interne al nostro sistema democratico. Un sistema democratico il quale, per quel che si scorge nel panorama politico generale, sta gradualmente trasformando L’Italia in una sorta di Repubblica degli asini volanti, in cui masse di cittadini sempre più confusi e disorientati corrono dietro a partiti e personaggi che, attraverso una comunicazione eccessivamente semplificata, propongono ricette molto facili e a buon mercato per problemi assai complessi.
Da questo punto di vista, Renzi, ponendosi inizialmente come l’antitesi riformista alle spinte irrazionali provenienti dalla pancia del Paese, ha sostanzialmente seguito dalla stanza dei bottoni questa corrente irreale delle facili scappatoie, facendo credere ad un popolo stremato da quasi dieci anni di crisi che avrebbe rimesso in sesto la nostra economia senza colpo ferire, creando l’illusione che tutti avrebbero avuto da guadagnare dalle sue riforme. Ma in soldoni, beneficiando di due fattori irripetibili, il Quantitative Easing di Mario Draghi e il crollo del prezzo delle materie prime, il brillante giovanotto fiorentino ha solo incrementato la propensione dell’Esecutivo a redistribuire risorse, ritenendo con questo di aumentare il proprio consenso.
Il risultato, in contrasto con la narrazione renziana di una fase di formidabile espansione economica, è stato inevitabilmente piuttosto deludente, con un tasso di crescita modestissimo pagato con un deciso balzo del deficit di bilancio e del debito pubblico. In questo senso Renzi si è mosso in continuità con l’andazzo di una politica italiana che da sempre utilizza in modo eccessivo la spesa pubblica quale strumento privilegiato per gestire il proprio consenso. Solo che lo ha fatto ad un livello comunicativo e propagandistico che non si era mai visto prima. Questo però gli si è velocemente ritorto contro in quanto, avendo veicolato in modo molto capillare le sue evidenti illusioni, l’ondata di inevitabile disincanto popolare è stata decisamente rapida e, per molti versi, devastante. Tutto ciò, principalmente all’interno di un Paese che appare sempre molto propenso agli autoinganni collettivi, dovrebbe comunque far riflettere chiunque ambisca a prendere in mano le redini del Governo.
Seguendo la linea politica degli asini volanti, la quale al momento prevede una impressionante ridda di ricette economiche e finanziarie da far impallidire il famoso Manuale delle giovani marmotte, è possibile raggiungere la stanza dei bottoni, come dimostra il caso eclatante del Movimento 5 Stelle. Il problema è restarci senza condurre l’Italia verso l’Inferno del sottosviluppo.
di Claudio Romiti
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