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L’Atac e la vera trasparenza

L’Atac e la vera trasparenza
Il nemico della trasparenza sono le logiche politiche e elettorali. La richiesta di concordato preventivo per l’Atac di Roma è, dal punto di vista dell’azienda, la mossa più ragionevole: un’ammissione che la situazione dei conti è insostenibile, prima che sia dichiarato il fallimento. È un passo avanti, se non altro per certificare una situazione disastrosa di cui tutti i cittadini di Roma fanno esperienza tutti i giorni.

Non sarà però, come auspica la sindaco Raggi, l’inizio di una nuova vita. E non potrà mai esserlo, se la proprietà pubblica dell’Atac è davvero un “valore” irrinunciabile per l’Amministrazione.

Le procedure fallimentari servono per voltare pagina: si chiudono i libri contabili di un’azienda per fare in modo che gli stessi fattori produttivi possano essere meglio impiegati.

Un’azienda pubblica può fallire tecnicamente, e Atac lo è da anni, ma se pubblica è e deve restare, non per valutazioni di convenienza ma per principio, nulla può cambiare: le cause del dissesto, dovute alla mancanza di incentivi per tenere a bada le spese e rendere agli utenti un servizio efficiente, continueranno a perpetuarsi. Negli ultimi dieci anni gli italiani hanno pagato ad Atac 7 miliardi di euro in sussidi che sono finiti solo in spese correnti, mentre l’azienda non riusciva nemmeno a coprire gli obblighi imposti dal contratto di servizio firmato con Roma.

Perché davvero questo sia un nuovo inizio, non basta regolare i rapporti con creditori e debitori. Bisogna fare in modo che una gestione economica e imprenditoriale del trasporto pubblico sia possibile: che poi significa dare spazio alla concorrenza, come chiede il referendum consultivo #mobilitiamo Roma. Le firme necessarie perché esso abbia luogo sono già state consegnate dai Radicali al Comune.

L’Amministrazione capitolina, espressione del Movimento Cinquestelle, ha come stella polare la trasparenza: e ai Cinquestelle va dato atto di battere da sempre su questo tasto.

Curioso che, per quel che riguarda il servizio pubblico locale di Roma, non abbiano pensato che il nemico della trasparenza sono le logiche politiche e elettorali con cui viene gestito. Al contrario, trasparente davvero sarebbe un affidamento con gara del servizio, aggiudicato al miglior offerente.

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