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Istituto Bruno Leoni

Fondazione Luigi Einaudi

Italiani il popolo dei migliori...

Italiani il popolo dei migliori...
Macron è cattivo, una delusione, abbiamo capito signori del sottobosco giornalistico, amici renziani e moderati vari. Solo perché il Presidente francese prende l’iniziativa, dopo aver occupato le istituzioni del suo paese partendo da zero, va crocefisso. Fa politica estera, prova a gestire la crisi nel Mediterraneo in Libia, fa lavorare l’esercito. Difende, a modo suo, qualcosa di sconosciuto da queste parti: l’interesse nazionale. L’Europa su questi argomenti è ferma, il capo di En Marche si muove per se stesso e il suo paese. Non va bene perché per il mondo mediatico italico non si può, non si deve, fare politica sul serio: bisogna parlare della moglie vecchia, dei vitalizi, del libro di Renzi, gli abbracci della Boschi. Insomma di comunicazione, scontrini e trucchi, cioè di cazzate. Nel frattempo, però, analisti e giornalisti di parte non ne azzeccano più una, anche su Macron buco nell’acqua. Descritto come un liberal peace&love, aperto, accogliente, europeista, il tecnopopulista Macron governa da gollista e non è San Francesco. Ovviamente, sbaglia lui, non va bene. Chi macina accordi internazionali, assume decisioni strategiche, chiude i porti all’immigrazione senza regola, usa il potere che la democrazia gli ha dato va classificato come soggetto pericoloso. Perché la Repubblica italiana non deve essere governata, ma deve governarsi caoticamente nelle divisioni tra gruppi e bande varie, tra selfie e abbracci, senza politica estera, con il piagnisteo, il natural vincolo esterno, con i congressi permanenti del PD e con la comunicazione farlocca. Una recita stanca e noiosa. Una corte fallita.
Però Macron, insomma, è un vero stronzo. Non ci coinvolge (quando noi non vogliamo essere tirati dentro), fa il decisionista (autoritarismo, ha sibilato Scalfari), cerca di riconquistare la scena (da noi va bene lo streaming o il Matteo risponde).
Invece viva Macron, che sbaglierà alcune scelte e forse si illude di guidare un Paese per certi versi messo peggio del nostro, ma almeno usa il potere senza vergogna, esercita l’arte della politica oltre confine, perde anche punti nei sondaggi e se ne frega. Però, almeno, fa ciò che un vertice esecutivo, un leader, deve fare: politica.

Lorenzo Castellani*


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Research fellow presso EIEF - Einaudi Institute for Economics and Finance
Contributor presso Il Foglio
Precedentemente PhD Researcher presso IMT School for Advanced Studies Lucca
Precedentemente Direttore Scientifico presso Fondazione Luigi Einaudi
Precedentemente Visiting Research Associate presso King’s College London
Precedentemente Research Intern presso Institute of Economic Affairs
Scienza politica · IMT School for Advanced Studies Lucca
Giurisprudenza · LUISS Guido Carli
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